Tai Chi Chuan

domenica 3 gennaio 2010

il tao per un anno - 2,3,4 e 5 Gennaio

2 gennaio

Abluzione


Lavarsi all'alba: sciacquare via i sogni.
Proteggere gli dèi interiori, e purificare lo spirito.


Ogni pratica ha inizio con la purificazione.
Prima viene la pulizia del corpo - non per rinnegarlo, ma per perfezionarlo. Una volta purificato, ci aiuterà a cogliere il divino.
Sciacquare via i sogni è un modo per dire che non dobbiamo dissolvere solamente le illusioni e le angosce del sonno, ma anche quelle della veglia.
Tutta la vita è un'illusione: non perché non esiste, ma perché ognuno vi proietta significati diversi.
Dobbiamo spogliarci di questa abitudine.
Mentre ci purifichiamo, ci guardiamo dentro.
Nel corpo si dice vivano trentaseimila fra dèi e dee.
Se continuiamo a nutrirci di cibi cattivi, a intossicarci, a permettere alla sporcizia di accumularsi ovunque, dentro e fuori di noi, gli dèi ci abbandonano disgustati.
Ma il nostro interesse dovrà puntare oltre gli dèi che abitano i templi dei nostri corpi, per raggiungere l'Uno e Universale.
Dopo avere eliminato gli strati di sporcizia che ci oscurano, i problemi fisici e le illusioni, dobbiamo essere disposti a liberarci degli dèi medesimi, così da poterci avvicinare all'Universale interiore.


3 Gennaio

Devozione

Raddrizzare ciò che è storto,
lasciar fluire ciò che è diritto
Radunare acqua, fuoco e luce.
Rendere il mondo un unico punto.

Se abbiamo devozione - dedizione e fede totali nel nostro cammino spirituale - la nostra determinazione aumenterà da sè.
Un numero sempre minore di ostacoli si parerà innanzi a noi.
Il nostro cammino da storto, diventerà dritto.
E, qualunque cosa cerchi di distoglierci dalla meta, nulla varrà ad allontanarcene.
Una devozione appropriata non consiste semplicemente in un percorso precipitoso: il nostro corpo, il nostro cuore e il nostro spirito devono essere pienamente concentrati su ciò che vogliamo.
Solo unendo tutti i nostri elementi interiori otterremo la piena devozione.
Se scorgiamo con chiarezza il nostro cammino e la nostra personalità è completamente unificata, allora non vi è distinzione fra il mondo esterno e quello interiore.
Nulla ci appare più lontano, nulla ci è precluso.
Per questo è detto che il mondo è come un unico punto: perchè tale è la devozione, che nulla esiste che non vi sia compreso.


4 Gennaio

Riflesso

La luna al di sopra dell'acqua, stare seduti in solitudine.

Se le acque sono placide, riflettono perfettamente la luna.
Se noi ci quietiamo, possiamo riflettere perfettamente il divino.
Ma se ci lasciamo trasportare solo dalla frenesia dei nostri impegni quotidiani, se cerchiamo di imporre i nostri schemi all'ordine naturale e ci lasciamo assorbire da punti di vista egocentrici, la superficie delle nostre acque si fa turbolenta.
Allora cessiamo di essere ricettivi al Tao.
Nessuno sforzo può quietarci del tutto. La vera quiete nasce spontanea da momenti di solitudine in cui concediamo alla nostra mente di placarsi. Proprio come l'acqua scorre verso il basso, la mente gravita verso il sacro.
Restando immobili, le acque melmose tornano chiare, e anche la nostra mente lo sarà, se solo le permetteremo di fermarsi.
Nè l'acqua, nè la luna compiono alcuno sforzo per produrre il riflesso.
Allo stesso modo, la meditazione sarà cosa naturale e immediata.


5 Gennaio

Suono

II vento nella caverna:
movimento nella quiete.
Forza nel silenzio.

In una caverna i suoni esterni sono attutiti dalla roccia e dalla terra, ma ciò rende udibili il battito del nostro cuore e il nostro respiro.
Allo stesso modo la quiete contemplativa ci distoglie dal clamore di
ogni giorno, ma ci permette di udire l'impercettibile che è nella nostra vita.
Quando ascoltiamo non con le orecchie, ma con lo spirito, cogliamo il suono impercettibile.
Entrando in questo suono, entriamo nella purezza suprema.
Perciò molte tradizioni religiose usano il canto o la preghiera come preludio al silenzio: esse sanno che la ripetizione e l'assorbimento del suono conducono al sacro.
Il suono più profondo è il silenzio.
Può sembrarci un paradosso soltanto se consideriamo il silenzio come un'assenza di vita e di vibrazione.
Ma per colui che medita esso è suono unificato con tutti i suoi opposti:
è sonorità e non sonorità, e proprio da tale confluenza emerge la forza della meditazione.

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